La rivoluzione dell’IVA UE

27/03/2018 di EasyFrontier

A partire dalla fine del 2016, la Commissione europea ha dato il via ai lavori per l’elaborazione di un pacchetto di riforme della disciplina dell’IVA intraunionale: il VAT Package.

La necessità di una riforma strutturale della normativa IVA deriva dall’esigenza di implementare, a livello unionale, un sistema IVA definitivo – in sostituzione di quello transitorio attualmente in vigore – non solo che sia al passo coi tempi e resistente ai rischi di frodi fiscali, ma anche che armonizzi la gestione dell’IVA a livello nazionale e transfrontaliero.

Un primo passo è stato compiuto già nel 2015, con l’introduzione del MOSS – Mini One Stop Shop: regime opzionale di tassazione che consente al fornitore B2C di servizi di telecomunicazione, radiodiffusioni o elettronici, di versare l’IVA secondo l’aliquota del Paese di destinazione in un unico Stato membro, solitamente coincidente con il Paese in cui l’impresa fornitrice è stabilita.

Nella pratica, il fornitore trasmette, attraverso lo sportello telematico, le dichiarazioni IVA ed effettua i versamenti; le dichiarazioni e i versamenti, a loro volta, vengono trasmessi dallo Stato membro in cui il fornitore è stabilito allo Stato membro del consumatore finale. Così facendo, il prestatore non ha necessità di registrarsi in ciascuno Stato in cui vende i propri servizi.

Uno degli obiettivi della riforma unionale dell’IVA attualmente in discussione è la creazione di un sistema telematico, analogo al MOSS, per tutte le operazioni intraunionali.

Uno degli aspetti fondamentali del VAT Package è l’eliminazione del reverse charge – in italiano, “inversione contabile” – meccanismo per cui il destinatario della cessione di beni o della prestazione di servizi, se soggetto passivo nel territorio di uno Stato membro, è tenuto ad assolvere l’IVA in luogo del cedente o prestatore.

Con l’eliminazione del reverse charge, il fornitore emetterà la fattura applicando l’IVA secondo l’aliquota del Paese nel quale il bene (o il servizio) venduto è destinato ad essere immesso in consumo; la dichiarazione e il versamento dell’imposta avverrà attraverso il One Stop Shop (OSS) nello Stato in cui il fornitore ha sede. Gli uffici fiscali di tale Paese provvederanno, poi, a trasferire l’IVA agli uffici fiscali del Paese dell’acquirente.

A tal proposito, il pacchetto di riforme proposto dall’Unione europea prevede l’introduzione della figura del Certified Taxable Person (CTP) – in italiano, “soggetto passivo certificato” – riconosciuto dalle autorità fiscali degli Stato membri come soggetto affidabile dal punto di vista fiscale.

L’introduzione di tale figura permetterebbe un’implementazione graduale del sistema IVA definitivo, dato che un soggetto passivo certificato potrà continuare ad applicare, nelle cessioni intraunionali di beni, il reverse charge. Ciò sarà possibile perché il soggetto passivo certificato è, per definizione, un contribuente affidabile; di conseguenza, è escluso il rischio che un operatore affidabile prenda parte a frodi fiscali più o meno complesse.

In questi mesi, dopo la pubblicazione dei primi due Regolamenti [Regolamento (UE) 2017/2454 e Regolamento di Esecuzione (UE) 2017/2459] e della prima Direttiva [Direttiva (UE) 2017/2455] del VAT Package (relativi alla fornitura di servizi di telecomunicazione, teleradiodiffusione e servizi forniti per via elettronica), i Paesi membri stanno studiando, anche all’interno di gruppi di lavoro costituiti a diversi livelli, quali siano le strade percorribili per l’ottenimento dello status di Certified Taxable Person, anche alla luce della sovrapposizione (anche se non perfetta) di tale figura con quella già esistente dell’operatore economico autorizzato (AEO – Authorized Economic Operator).




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